È la legge 10 del 14 gennaio 2013 l’atto che istituisce la Giornata Nazionale degli Alberi. Un appuntamento che mira a sensibilizzare, educare e promuovere il rispetto e la tutela del patrimonio naturale. In una fase storica fatta di diverse velocità, questa giornata si pone l’ambizioso obiettivo di favorire una maggiore consapevolezza sul ruolo fondamentale degli alberi nella riduzione dell’inquinamento, e nel miglioramento del benessere ambientale. Gli alberi, con la loro capacità di creare habitat ombra e comfort, rappresentano un patrimonio naturale essenziale, un valore culturale etno-botanico e naturalistico universale. Secondo studi recenti gli alberi, le foreste e i boschi sono organismi complessi e integrati con comportamenti che si possono definire sociali, forme affettive e di relazione, solidarietà e difesa, mutuo soccorso che solo le culture animistiche del passato avevano riconosciuto.
A questa dimensione scientifico-umanistica e spirituale, riconosciuta a livello internazionale è possibile far corrispondere una sensibilità nuova, un’ispirazione non più unicamente funzionale che rimanda a dialoghi fertili con l’arte, l’architettura, la filosofia e anche l’antropologia. Così il recupero e la preservazione di foreste primarie, e di ogni spazio possibile convertito e convertibile, assume il segno di una sensibilità culturale che rimanda alla necessità di preservare le matrici originarie in cui l’umanità sceglie di riconoscersi.
Proprio a partire dall’idea che nella storia umana l’albero ha sempre protetto l’uomo e le creature viventi offrendo loro comfort e benessere, difesa dal calore del sole, umidità per il respiro e l’aria, sopravvivenza, e condizioni ideali di vita. Culture, religioni, narrazioni poetiche e letterarie hanno celebrato le fronde che riparano mentre mostrano il cielo, le foglie illuminate dalla luce mutevole e cangiante con l’aria che le muove. L’albero simbolo della vita nell’iconografia multiculturale e multiconfessionale è un sistema multistrato, una sequenza commovente di cerchi concentrici che trattengono il tempo dentro un materiale perfetto, che si rigenera, gestisce fissità e movimento, alte temperature e gelo improvviso.
I dialoghi tra l’uomo e la natura incarnata dall’albero sono edificazioni memorabili, progresso, tecnica e tecnologia che hanno influenzato la navigazione in tempo di pace e in tempo di guerra, lo sviluppo progettuale, edilizio e architettonico nei secoli – la straordinaria politica forestale francese nasce anche per garantire l’approvvigionamento degli alberi maestri alle navi, accanto agli usi civili della selvicoltura.
Le peculiarità riconosciute al legno e all’albero arrivano oggi nelle culture della bio architettura e più in generale nelle buone pratiche di sostenibilità ambientale, che pongono al centro la qualità degli ambienti, le superfici permeabili realizzate con materie primarie - terra, tessuti, legno, metallo, laterizio. Interpretati con differenti criteri progettuali ed estetici per soddisfare la domanda di comfort naturale e allo stesso tempo per fissare negli apparati strutturali ed espositivi i propri connotati di identitari. Ne sono esempi la stessa Masharabiya con le preziose pareti perforate, gli Jali, che hanno caratterizzato l’architettura indiana per secoli, le trame e le tessiture lignee dell’iconografia giapponese, la Gelosia che caratterizza l’architettura rurale dell’Emilia-Romagna, nata per garantire la stagionatura dei prodotti iconici della tradizione agricola e per preservare la qualità organolettica il foraggio, un essenziale nutrimento nei mesi invernali.
In questa scia, i-Mesh - il filo che si adatta e aderisce come una pelle gentile - ha saputo diventare un ponte tra Natura, tradizione e Innovazione, anche con rimandi alla tradizione dell’albero, sia sul fronte simbolico che sulla dimensione funzionale legata alla protezione solare naturale, alla circolazione vitale dell’aria, e alla permeabilità dello sguardo e della visione.
Alcuni progetti sono particolarmente simbolici.
Nell’aprile 2022, i-Mesh ha collaborato con lo studio Migliore+Servetto per dare nuova vita alle Procuratie Vecchie a Venezia, aprendo questo storico edificio al pubblico per la prima volta in 500 anni dopo un lungo restauro curato dallo studio David Chipperfield Architects Milan. Ora sede della Fondazione The Human Safety Net del Gruppo Generali, le Procuratie hanno ospitato due installazioni uniche, una interna e l’altra esterna. Al centro spicca l’opera dell’albero, progettato da Migliore+Servetto e realizzato con i-Mesh.
Un rimando diretto tra natura e architettura che si riferisce alle simbologie del riparo, del benessere e del comfort, alla chioma che filtra delicatamente la luce, fino al legame profondo con l’ambiente circostante – albero tra gli alberi, albero nel respiro dell’ecosistema, segno di una permanenza capace di rigenerarsi. L’arazzo delle Procuratie Vecchie, nella città mirabolante e unica che poggia da secoli su migliaia di tronchi e palafitte, celebra il concetto dell’edificazione, del progetto e della resilienza del legno e dell’albero, e lo rende attuale e radicato nell’infinita metamorfosi della tradizione.
Di diverso segno Trouble in Paradise di Pierpaolo Pitacco, un’opera che cita i corpi e i rami, i volumi e le leggerezze, le radici che si parlano, si intrecciano e si abbracciano. Ancestrale a partire dalle cromie che rimbalzano sui toni ocra del legno e della terra, l’arazzo ricorda gli elementi originari, le rotondità, le firme antropomorfe della Natura, dell’Uomo, della Donna - un universo di colori forme e dialoghi.